Jack London by La strada

Jack London by La strada

autore:La strada
La lingua: ita
Format: epub
editore: !!br0ken!!
pubblicato: 2015-11-18T16:00:00+00:00


Beccato

Arrivai alle cascate del Niagara su uno di quei vagoni scoperti che nel nostro gergo si chiamano «gondola». Notate bene, l'accento è sulla seconda o, pronunciata larga. Ma veniamo al dunque. Arrivai nel pomeriggio e dal merci puntai dritto sulle cascate. Una volta che i miei occhi furono pieni della visione dell'acqua scrosciante, fui perso, non riuscivo a staccarmi di lì il tempo necessario a battere le case in cerca di cena. Niente riusciva a distogliermi. Venne la notte, una bella notte con la luna, e io indugiai alle cascate fino alle undici. Poi cercai un posto dove fare la nanna.

Dove dormire, certo, un fatto che nel nostro gergo di vagabondi americani si esprime in tanti modi differenti. Non so come, avevo l'impressione che la cittadina accanto alle cascate, che si chiama appunto Niagara Falls, fosse posto non «buono» per un vagabondo, e me ne andai verso la campagna. Scavalcai una stecconata e fui in un campo. Lì, John Law, la maledetta legge, non mi avrebbe mai trovato. Mi complimentai con me stesso. Mi distesi supino sull'erba e dormii come un bambino. Il caldo era così dolce che non una volta mi destai, quella notte. Ma al primo grigiore dell'alba i miei occhi si aprirono, e rammentai le meravigliose cascate. Saltai lo stecconato e mi misi in cammino, per vederle ancora. Era presto, non più delle cinque del mattino, e solo alle otto potevo cominciare a battere in cerca di una colazione. Potevo passare sul fiume almeno tre ore. Ahimè, era destino che il fiume non lo vedessi mai più, e neanche le cascate.

La città dormiva, quando ci entrai. Camminando per la strada silenziosa, vidi tre uomini che mi venivano incontro, lungo il marciapiede. Vagabondi come me, pensai, che si erano alzati presto. In questa mia supposizione mi sbagliavo. Avevo ragione, per dir meglio, solo al sessantasei per cento. Due terzi di ragione. I due uomini esterni erano senz'altro vagabondi, ma quello in mezzo non lo era. Mi feci sul bordo del marciapiede per lasciar passare il terzetto. Ma il terzetto non passò. A una parola di quello che stava in mezzo tutti e tre si fermarono, e quello centrale mi si rivolse. Capii all'istante la situazione. Era un finto vagabondo, e un vero poliziotto, e i due che lo affiancavano erano suoi prigionieri. La legge era ben desta ad agguantare la sua prima preda. E la preda ero io. Fossi stato ricco delle esperienze che sarebbero state mie nei mesi successivi, mi sarei voltato e messo a correre come un diavolo. Quello avrebbe potuto spararmi, ma anche cogliermi per prendermi. Non poteva corrermi dietro; perché due vagabondi in mano valgono più di un vagabondo che fugge. Invece, come una marionetta, io m'arrestai quando m'ordinò di fermarmi. La conversazione fu breve.

«A quale albergo sei sceso?» chiese.

Mi aveva preso. Io non ero sceso in nessun albergo, e siccome non sapevo il nome di alcun albergo in città, non potevo affermare di risiedere in qualcuno di essi. E poi era troppo presto. Tutto mi era contro.



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